
A volte siamo pronti e capaci a sciogliere i nodi che compaiano sulla nostra strada, nella nostra giornata o nella nostra vita. A volte invece no. Non siamo pronti. Oppure non siamo capaci. Capita.
A tutti.
In questi casi serve un aiuto. Serve qualcosa che permetta di aprire un varco dove sembra tutto chiuso e inamovibile. Come la leva che permette di sollevare pesi che prima non eravamo riusciti nemmeno a smuovere. Un utensile estremamente importante la leva. Diminuisce la fatica, consente di spostare ciò che ostacola o che serve da un’altra parte.

Ho scoperto, da poco, che quanta luce hai in una stanza dipende dalla potenza delle lampadine.
Siate clementi, se potete. Può sembrare incredibile che io, a pochi giorni dai 54 anni, mi renda conto di questo. Epperò è così. Per molto tempo ho creduto che se avessi aumentato la potenza delle lampadine, avrei consumato più luce e quindi pagato di più.
Mi sono sempre piaciute le luci soffuse, che creano l’atmosfera. Solo che a volte, tipo a cena con gli amici, non ci vedevamo bene a mangiare.


Che periodo ci troviamo a vivere! La normalità scardinata da continui imprevedibili cambiamenti.
Un ciclone, insomma. Questa è l’immagine che si è creata in me che funziono per metafore. Ascoltando chi mi parla di sé , delle sue fatiche e paure è emersa la visione di un ciclone che scompiglia, disordina, rompe, sposta. Dentro e fuori di noi.

Mi chiamo Anna Mirenzi, Sono un counsellor e aiuto le persone a stare meglio. (1)
Ho deciso, in un momento così difficile per la scuola, di mettere a disposizione le mie competenze per dare una mano, gratuitamente.
La scuola è un luogo di scambio. Quale scambio? Quello tra chi può imprimere un segno, l’insegnante, e chi è desideroso di apprendere e di essere segnato, lo studente.

Stavo lavando il pavimento poco fa. Di nuovo. Lo avevo lavato da pochi giorni. E so che lo rilaverò. Ancora ed ancora. Fare e rifare. Sempre.
Mi sono venute in mente alcune riflessioni. Eccole.
Ci sono gesti che siamo disponibili a ripetere continuamente pur sapendo che non sarà l’ultima volta, ma che dopo un tempo preciso rifaremo. E non ci turba questo né ci spinge a smettere. Ad esempio lavare i piatti. Li laviamo per poi riprenderli, usarli e rilavarli. Fare il letto, per poi disfarlo e rifarlo. Fare le pulizie. Chi di voi crede che, fatte le pulizie, non si dovrà ripeterle? Io ci ho provato, ma non funziona.